"Stanco, abbattuto, malato, disegnavo e cominciavo a bere sin dal mattino…"; e ancora: "..Ho ricevuto in eredità due dei più terribili nemici dell’umanità: la tubercolosi e la malattia mentale. La malattia, la follia e la morte erano gli angeli neri che si affacciavano sulla mia culla".
(Edvard Munch)
Immaginazioni contorte, ossessioni funebri ed erotiche, ed intricate fantasie trovano nella pittura di Munch un'espressione positiva, affidata al disegno e al colore che serrano in modo sempre più stretto il suo mondo interiore in una serie di immagini autentiche e persistenti: una volta create, divengono esse stesse matrici di ulteriori emozioni e di nuove figure sempre più contorte. L'uso costante di linee ondulate, armonicamente fluide e mobili, i colori accesi e infuocati o soffocati repentinamente da una brusca manciata di cenere, le sinuosità cromatiche, l'onnipresente spettro della violenza, ora impercettibile, ora un'esplosione violenta e diretta, quasi dolorosamente agghiacciante, sono gli elementi che Munch sfrutta per simboleggiare ed esternare il suo cedimento agli spettri dell'interiorità travolta da un senso sempre più vivo di crescente angoscia. E' dunque semplice capire come mai l'arte di Munch, simbolo evidente della sua emotività precaria e insana, sia andata oltre il mondo calmo e spirituale che stava fiorendo all'interno della maggior parte dell'arte latina, per andare invece a incidere maggiormente sulla torbida e pomposa sensibilità degli artisti tedeschi.